Cos’hanno in comune un’archeologa, Cecilia Moine, una geoarcheologa, Elisa Corrò, ed una geologa, Sandra Primon? Un innovativo progetto di ricerca dal taglio profondamente interdisciplinare che si occupa di studiare i segreti del territorio di Mira e delle sue antiche popolazioni. I risultati verranno presentati a Vancouver il prossimo 20 ottobre.
Si tratta di un lavoro nell’ambito di un progetto di ricerca diretto dal Prof. Sauro Gelichi (ordinario di Archeologia Medievale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) finalizzato a studiare il territorio lagunare nella lunga durata, nel Comune di Mira (dove Ca’ Foscari aveva svolto ricerche sul campo già nel 2007 e nel 2010).
Il team multidisciplinare che sta ora lavorando a Mira non è il primo ad interessarsi all’affascinante storia di questo territorio, ma ha scelto di affrontare la ricerca in maniera innovativa.
Le informazioni che si possono ricavare dallo studio della terra e dei suoi sedimenti sono state utilizzate in maniera sinergica con lo studio di manufatti, edifici e documenti scritti prodotti dall’uomo dalla fine dell’età romana sino ai giorni nostri. La ricerca adotta un approccio geoarcheologico, cioè si propone di analizzare le testimonianze archeologiche adottando anche gli strumenti tipici della geologia per ricostruire il paesaggio antico e comprendere quali siano stati nel o del tempo i reciproci condizionamenti tra uomo e ambiente. Vengono consultate le carte antiche negli archivi storici e visitati i magazzini archeologici, ma molta parte delle attività si svolge al lavoro sul campo. Osservare le attuali variazioni altimetriche nei campi coltivati e studiare i carotaggi geologici fornisce infatti un numero incredibile di informazioni. A volte attraverso un piccolo campione di un sedimento sepolto in profondità si è potuta scoprire la presenza di antico fiume o di una palude medievale, dove ora si snoda una strada o un campo coltivato e ciò ha dato dunque un contributo alla definizione della storia del territorio.
Gli studi sono indirizzati a comprendere le numerose trasformazioni che l’uomo e la natura hanno apportato nei secoli al territorio, da dopo la fine dell’età romana. Le ricerche iniziate a febbraio 2014 hanno riguardato l’analisi delle fonti storiche, dei dati archeologici pregressi e il complesso studio degli antichi corsi fluviali, in particolare del Brenta. Il territorio del Comune di Mira, spesso considerato un’area marginale e industriale, in passato ha attirato i maggiori interessi di Venezia proprio all’alba della sua storia.
L’importanza di questo luogo non dipende solo dal suo glorioso passato, ma anche dall’intreccio delle trasformazioni ambientali e antropiche a cui è stato soggetto.
Gli studi svolti sono stati ritenuti di interesse per la comunità scientifica tanto che dopo una prima presentazione alla EAA (European Association of Archaeologists) di Istanbul, i risultati preliminari saranno discussi alla GSA (Geological Society of America, un convegno mondiale in cui vengono presentati temi multidisciplinari) di Vancouver, il prossimo 20 ottobre.
Il territorio di Mira diventa così un esempio importante di studio del paesaggio antico in grado di catturare la curiosità degli studiosi internazionali. Risvegliare la storia di questi luoghi ricchi di cambiamenti umani e trasformazioni ambientali significa scoprire un tassello fondamentale del grande puzzle che definisce il più vasto territorio lagunare.
Ecco il team tutto la femminile l’archeologa Cecilia Moine, la geoarcheologa Elisa Corrò, originaria e residente proprio nel Comune di Mira e la geologa Sandra Primon, che ha collaborato per molti anni con la Provincia di Venezia e che ha contribuito alla stesura del volume “La Geomorfologia della Provincia di Venezia”.
da unive.it